Per molti investire in diamanti è considerata una delle forme di investimento più sicure. Per altri invece è una soluzione speculativa a carattere finanziario. Cerchiamo di capire quindi quali sono i vantaggi e i rischi legati a questo settore.
Perché investire in diamanti? È davvero un bene rifugio?
Quotazioni di mercato assolutamente gonfiate con prezzi fuori mercato, ma anche commissioni nascoste, oltre alla convinzione per il risparmiatore di investire in diamanti tramite la propria banca, quando invece si rivela un intermediario per società terze.
Ma allora veramente gli investimenti in diamanti sono un bene rifugio, un investimento sicuro per il risparmiatore?
Da sempre tra gli investitori privati i diamanti, così come gli investimenti in materie prime, sono considerati beni rifugio alle quali affidare i propri capitali.
Diamanti e oro: un’opportunità per diversificare il proprio portafoglio
I diamanti riescono ad avere un grandissimo valore in un bene così piccolo, spesso riuscendo a surclassare gli investimenti in oro, una delle forme di investimento più ricercate per la diversificazione del portafoglio di investimenti.
Meglio conosciuta come Diamondland, Anversa è la capitale mondiale per l’estrazione dei diamanti conta almeno 1500 aziende e 4 Borse di scambio, di fatti l’80% dei diamanti estratti nel mondo passa proprio da Anversa.
I diamanti oltre ad essere particolarmente rari sono difficilmente estraibili motivo per il quale la loro estrazione è molto onerosa, per ogni 10 tonnellate di roccia l’equivalente in diamanti è di solo un grammo.
Numerosi sono gli istituti di credito e banche che propongono ai propri clienti di investire in diamanti, come Intesa San Paolo o Unicredit.
Ma bisogna comunque sapere che la propria banca fungerà esclusivamente da tramite, in quanto non sono le stesse banche a vendere materialmente i diamanti ai clienti ma si appoggiano a due società private, la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment.
Ecco perché è possibile arrivare a pagare più di 7.000 euro un diamante che sul mercato vale meno di 2.000 euro, in quanto si dovrà considerare ogni costo aggiuntivo, dall’Iva al 22% alle quote relative al servizio di intermediazione.
Investimenti in diamanti: la quotazione
Unico strumento utile a fornire una indicazione sul valore reale dei diamanti è Rapaport edito a New York e con un valore planetario.
Se si considerano le compagnie di intermediazione a cui si appoggiano molte delle banche italiane i prezzi risultano notevolmente diversi rispetto a quelli battuti sul listino ufficiale del rapaport.
A parità di carato, brillantezza, purezza sul listino ufficiale un diamante da un carato può valere 2.000 euro quando invece il cliente ha dovuto pagarlo almeno 7.000 euro alla propria banca.
Il differenziale di prezzo tra i due diamanti è dato dalle commissioni pagate all’istituto, dal prezzo di custodia alla garanzia del riacquisto da parte della compagnia nel caso in cui il cliente decidesse di disinvestire.