Psicologia: un aspetto importante nel trading
Il trading non è solo un’attività tecnica, l’emotività gioca un ruolo essenziale a causa dello stress. Quando si trada, infatti, si è sottoposti a situazioni complesse e solo una loro corretta gestione permette di avere successo. I metodi per farlo sono due: diventare consapevoli dei sentimenti che possono sopraffare un trader al momento dell’investimento e fare esercizio.
Se il primo metodo è tutto sommato praticabile, il secondo presenta parecchi problemi. Conoscere le emozioni è un conto (è sufficiente leggere o parlare con un trader esperto che ci è già passato), imparare a gestirle sul campo è un altro.
Anche perché le demo qui non aiutano. E’ probabilmente l’unico aspetto per cui le demo sono totalmente inutili: non c’è rischio di perdere, quindi non c’è stress, dunque non ci sono emozioni. Non emozioni forti almeno. La psicologia nel trading, fino a quando non ci si sbatte la testa personalmente, rimane un territorio alieno.
Come già anticipato, però, conoscere le emozioni che possono coinvolgerci è già un passo avanti nella comprensione della psicologia nel trading. Ecco quali sono.
Psicologia trading: le emozioni tipiche
- Paura. E’ probabilmente il motore di molti trader, almeno all’inizio. Il terrore di perdere il proprio capitale è legittimo e sano, ma quando è eccessivo rischia di portare sulla cattiva strada, nella fattispecie chiudendo le posizioni troppo in fretta o impostando stop loss troppo vicini.
- Ego. L’amor proprio può essere un danno. Una delle conseguenze negative ha a che fare con la chiusura ritardata dei trade. Gli egoici faticano ad ammettere di avere torto, quindi perseverano fino a quando il mercato non darà loro ragione. E, per questo motivo, perdono.
- Avidità. Quando un trade va bene, subentra il rischio di avidità. Il rischio è l’avventatezza, con conseguente perdita di capitale. Questo approccio è ancora più dannoso se il mercato è realmente in uptrend e quindi suggerisce un’entrata. Chi troppo vuole, però, nulla stringe, e questo vale anche per gli “avidi”.
- Sfiducia. Il sentimento è dissimile da quello della paura, anche perché giunge dopo le sconfitte. Le conseguenze però sono le stesse: mancanza di coraggio, eccesso di prudenza. Un’altra implicazione riguarda la ricerca del sistema perfetto, che ossessiona lo “sfiduciato”, ormai certo di essere destinato a perdere per sempre.
- Arroganza. Uno stato mentale che assomiglia a quello che vivono gli egoici. Il causus belli però è diverso. L’arrogante è tale perché ha messo a segno dei trade vincenti ed è convinto di essere già arrivato, è convinto di essere destinato a vincere. Da questo punto di vista, siamo agli antipodi rispetto allo sfiduciato. La tragedia però è dietro l’angolo: chi va troppo veloce, finisce contro un muro.